Sneak Peak / Aprile 2025
Quello dove proviamo qualcosa di nuovo (ma che in realtà avevamo già provato nel 2023)
Ok mi rendo conto che il sottotitolo è straordinariamente lungo ma ci tenevo a specificare che quello che troverete questo mese su Sneak Peak era già stato abbozzato a maggio 2023, e che semplicemente rappresentava una buona idea nel momento sbagliato.
Tendenzialmente è il perfetto esempio di come si evolvono le cose su Buckled, andiamo fieri del non voler forzare una forma quadrata all’interno di un buco circolare1.
Ma non divaghiamo. Dicevamo: maggio 2023. Avevamo preso contatti e strutturato un progetto per intervistare in forma scritta gli atleti a cui -per ovvia barriera linguistica- non potevamo andare a chiedere di essere ospiti su Buckled.
Quello che mancava? L’outlet, la destinazione di questo contenuto.
Una via di mezzo sarebbe stata quella di commentare l’intervista scritta in puntata, ma ci sembrava il rattoppo di una cosa che non era nata con quello scopo. Quindi come altri 60 mila progetti che magari non vedranno mai la luce, abbiamo preso il lavoro fatto e l’abbiamo chiuso in un cassetto.
Flash-forward di un anno e mezzo e ci siamo resi conto di avere tra le mani un outlet che funziona (sì, quello che state leggendo in questo momento), che ci piace utilizzare e che pensiamo possa essere la giusta destinazione di quel famoso contenuto chiuso in un cassetto.
Questo vuol dire che ogni mese intervisteremo qualcuno? No, ma è possibile che ogni tanto qualcosa di differente arriverà su questa piattaforma, e questo mese siamo contenti di riprendere il progetto2 e inaugurarlo ufficialmente con Dakota Jones con cui abbiamo “parlato” la settimana scorsa.
Gli inizi
Ero super appassionato di questo sport, e soprattutto ero ancora un adolescente. Leggevo riviste tipo Trail Runner Magazine, seguivo iRunFar, ma a quei tempi erano i blog il vero posto dove seguivi le persone, dove vedevi cosa combinavano ogni giorno, e dove potevi interagirci.
Ero famelico, volevo imparare tutto quello che c’era da sapere, vedere cosa facevano gli atleti, e lo trovavo sinceramente la cosa più figa del mondo.
La mia introduzione al trail running è stata ad Hardrock 2008, facendo il volontario. Quell’anno ho visto Kyle Skaggs frantumare il record del percorso di Scott Jurek con un margine pazzesco.
Per me Kyle Skaggs era tipo un dio: correva a petto nudo, con una bottiglietta d’acqua e poco altro. Ricordo che gli diedi un biscotto al ristoro del cinquantesimo miglio e pensai: “Oh mio Dio, che figata”. Ero decisamente preso da Kyle.
Non credo avesse nemmeno un blog, da lì a poco si fece male e lasciò lo sport abbastanza presto, ma per me è stato -e lo è ancora- una grandissima fonte di ispirazione.Seguivo anche Toni Krupicka, ovviamente, ma se devo dire chi è stato davvero un modello per me, quella persona è Jeff Roes.
Jeff all’epoca (2008) era al top, perlomeno negli Stati Uniti. Vinceva tipo tre gare da 100 miglia ogni estate, a volte anche quattro. Jeff Roes era una cosa fuori di testa.Ammiravo tantissimo Scott Jurek, Anton Krupicka, Krissy Moehl, Amy Sproston, Ellie Greenwood, e i ragazzi di Boulder che mi invitavano a correre con loro, ma se devo scegliere una sola persona, direi Jeff. Non solo era il più forte, ma era anche proprio una brava persona.
E già a quei tempi per me contava tantissimo: vedere qualcuno che era forte ma anche accogliente, generoso, gentile.
Pensavo: “voglio essere una persona così” e provo ancora lo stesso rispetto per Jeff, oggi.
Longevità nello sport e tre momenti chiave che lo hanno definito
Ho iniziato a praticare questo sport nel 2008, sto ancora gareggiando e penso di poter fare ancora bene. Ho grandi sogni, sono ambizioso ma ho anche un sacco di insicurezze.
In questo momento mi sento un po’ irrilevante, in parte perché non ho gareggiato molto bene negli ultimi anni e in parte perché ho altri interessi e obiettivi.
Ho studiato ingegneria, ho una mia organizzazione no-profit, e tutte queste cose richiedono tempo ed energia, che non dedico alla corsa.
Non sono di certo Kilian, non sono François o Courtney, ma sono davvero fortunato a essere rimasto in salute così a lungo. Letteralmente metà della mia vita l’ho passata correndo ultramaratone e non mi sto portando dietro grossi infortuni. Essere ancora qui è un dono incredibile.Se devo indicare tre momenti chiave nella mia carriera direi che il primo è sicuramente quando ho scoperto il trail running: mi piaceva l’arrampicata, il campeggio e stare in natura, cercavo avventure e volevo diventare un alpinista.
Ma quando ho fatto il volontario ad Hardrock nel 2008, è stato come un’epifania. Un momento che ha cambiato tutto e ho pensato “questo è quello che voglio fare: voglio correre, voglio attraversare queste montagne, voglio vivere queste avventure, voglio far parte di questa community”.
E così ho cominciato. E ora, 17 anni dopo -metà della mia vita- lo sto ancora facendo. È incredibile quanto il trail running possa dare a una persona, non so nemmeno come spiegarlo. È qualcosa di straordinario.Il secondo momento direi che è la vittoria a Transvulcania nel 2012.
È stata una sorpresa per me e per chiunque altro, e quella gara mi ha aperto un sacco di porte, mi ha dato visibilità. Mi ha permesso di ottenere un contratto migliore, di viaggiare per il mondo e gareggiare.
Per me le gare sono sempre state un modo per avere accesso a differenti esperienze di vita, e una vittoria come quella mi ha dato la possibilità di vivere cose che altrimenti non avrei mai vissuto. È stato davvero speciale.
Il terzo momento è stato quello più difficile: il ritiro a UTMB nel 2014.
Avevo appena lasciato il ristoro di Champex-Lac e mi sentivo uno schifo, stavo male da ore. Un chilometro fuori dalla aid station ho fatto dietrofront e sono tornato al ristoro per ritirarmi.
È stato strano perché sapevo che avrei potuto finire senza problemi: non ero infortunato, non ero malato, non c’era niente nel fisico che non andasse…semplicemente non mi importava. E quello è stato uno spartiacque.Avevo investito un’enorme quantità di tempo ed energia in qualcosa che, in fondo, era profondamente egoista. E va bene così, allenarsi è un atto di egoismo e non c’è niente di sbagliato in questo, ma io avevo tra le mani opportunità incredibili: viaggiare, correre in posti stupendi e non sentivo che ne stavo facendo qualcosa di significativo.
Non sentivo di dare valore a quel tempo, a quell’energia. Ero confuso.
In teoria quello era il mio momento: mi allenavo da anni, gareggiavo da anni, ero andato a dormire a casa di Kilian la notte prima della gara, ma poi… non lo so. Non sembrava valerne la pena. Non sapevo cosa ci facessi lì. Non avevo la sensazione di star facendo qualcosa di significativo. Ed è stato davvero destabilizzante.Quel momento mi ha fatto entrare in un periodo difficile che nel giro di qualche anno mi ha portato a cambiare molto, a diventare più attivo come ambientalista e a impegnarmi di più in progetti di comunità.
Ho capito che sì, il trail running è uno sport meraviglioso e sì, gareggiare è fantastico, ma alla fine non è il numero di gare vinte che conta. Conta l’impatto che hai sul mondo intorno a te, sulle persone.
Quando avrò 60 anni, non mi importerà davvero di quante gare ho vinto, mi importerà di avere persone valide accanto, mi importerà di fare cose che amo, e su quelle basi ci devo costruire adesso. Per me e per gli altri.
Gareggiare in Europa, e differenze tra i due mondi
Sono sempre stato curioso di gareggiare fuori dagli Stati Uniti? Sì.
Volevo incontrare persone. Volevo imparare lingue. Volevo conoscere tutte le cose straordinarie che compongono questo incredibile mondo in cui viviamo.
Volevo sapere di più su scienza, lingue, sociologia, letteratura, politica. Volevo capire cos'è la vita. C’è così tanto da imparare e da vedere, e c’è così tanta diversità, sia nel mondo umano che in quello naturale. È un'opportunità incredibile per tutti noi poter esplorare tutto questo ed è una cosa che amo profondamente.Ho sempre cercato di sfruttare al massimo questa opportunità di vivere questi pochi, brevi decenni che mi sono concessi e il trail running è stato un’estensione di questo desiderio. E lo dico così perché il trail running, e la corsa in generale, sono davvero importanti per me. Amo l’atto in sé.
Ma in un senso più ampio, correre non è il fine ultimo: non corro per il semplice fatto di correre. Corro per vedere il mondo, per conoscerlo, per conoscere me stesso, per mettermi alla prova, per migliorare, per andare in posti nuovi, per incontrare persone nuove. Correre è un mezzo che mi porta verso una comprensione più profonda del mondo che mi circonda e delle persone che lo abitano.
Quindi sì, ho sempre voluto viaggiare.
Sono andato in Europa perché avevo l’opportunità di viaggiare e gareggiare, ed è stato incredibile. La prima volta che ho corso in Europa è stato nel 2011: prima ho fatto Sierre-Zinal con un tempo orribile, poi mi sono ritirato a UTMB.
L’anno dopo invece ho vinto la Transvulcania. Follia.Sul discorso delle differenze tra scena europea rispetto a quella americana non so se ho una buona risposta. La cosa più evidente è che, a causa delle normative sul territorio, non puoi avere lo stesso numero di partecipanti nelle gare americane rispetto a quelle europee e questo inevitabilmente crea un’atmosfera diversa.
Nelle gare americane ci sono semplicemente molte meno persone e l’ambiente è sicuramente un po’ più intimo, ma d’altro canto apprezzo l’energia che si respira nelle grandi gare europee. Alla fine è bello poter vivere entrambi i mondi.
Per quanto riguarda il territorio e le “terre selvagge“ credo che storicamente gli americani ne abbiano un rapporto diverso rispetto agli europei.
Gli europei ci vivono dentro, letteralmente: l’idea di cosa è “selvaggio” o “civilizzato” è meno netta in Europa semplicemente perché ci sono molte più persone in uno spazio molto più piccolo.
Mentre in America, storicamente, abbiamo creato una separazione molto netta tra la vita cittadina e la natura selvaggia: quando lasci la città vai nella "wilderness" e la wilderness è -per definizione- un luogo dove non ci sono persone. E più approfondisci questi concetti, più ti rendi conto che sono falsi e che in realtà provengono proprio da valori europei su cosa significhi natura selvaggia.
È una visione che fraintende profondamente il rapporto che i nativi americani avevano con il paesaggio, eppure questa visione influenza ancora il modo in cui pensiamo ai luoghi selvaggi.
Così, quando vado nelle foreste del Colorado, dell’Alaska o del Montana, penso: "ecco, questa è la wilderness", questo è il mondo naturale non toccato dall’uomo.
Anche se so che è un concetto problematico, mi dà comunque un senso di eccitazione, di entusiasmo, che devo continuamente mettere in discussione.Quando gli europei vengono in America restano spesso sorpresi dalla quantità di spazio vuoto degli Stati Uniti, e a ben guardare molte gare si svolgono proprio in queste zone. Ma in verità a causa delle normative che proteggono le aree di wilderness, i luoghi più belli degli States spesso sono off-limits per le gare, e -incidentalmente- credo sia uno dei motivi per cui gli FKT sono diventati così popolari.
Hidden gems nel panorama delle gare americane
La prima che mi viene in mente è la Bridger Ridge Run, in Montana.
È una gara da 30 km, con più dislivello negativo che positivo. In alcune sezioni è piuttosto tecnica e corre lungo la cresta perfetta di questa dorsale molto ripida. È spettacolare e si svolge a Bozeman in Montana.
È una gara fighissima: super intensa, super veloce, abbastanza tecnica, davvero pazzesca.Un’altra è la Juneau Ridge Run. In realtà, se guardi le gare dell’Alaska Grand Prix, sono tutte incredibili e quasi nessuno ne parla — almeno non nella parte “ufficiale” del movimento trail — ma c’è un’intera serie di gare in Alaska, e a conti fatti l’unica di cui si sente parlare è la Mount Marathon.
L’ho corsa nel 2021, la organizza Jeff Roes ed è tipo 24 o 25 km3, con circa 1500 metri di dislivello, è super veloce e non molto tecnica. Intensa, divertente, in uno dei posti più belli in cui io sia mai stato e inoltre la community è fantastica.E poi, se posso fare un po’ di pubblicità alla gara che ho creato in Colorado -la Telluride Mountain Run- è ancora una gara piccola ma va sold out ogni anno.
Offre distanze fino a 40 miglia.
Il punto più basso di tutte le distanze è Telluride, 2700 metri slm e si sale fino a 4000 metri: è tecnica, ripida, spettacolare ed è nel posto che conosco meglio al mondo.
E queste sono tutte gare incredibili di cui la gente non parla molto.
Detto ciò, vanno tutte sold-out ogni anno eh, ed è qui che si capisce quanto questo sport sia esploso: anche se i media mainstream non parlano tanto di queste gare tutte fanno il pieno anno dopo anno perché sono amate, e il trail running è incredibilmente popolare.
Cosa resta sulla to-do list di Dakota?
Mi piacerebbe tornare a UTMB e fare bene lì.
Ovviamente, tutti vogliono fare bene a UTMB, quindi “fare bene” può essere un concetto relativo, io vorrei semplicemente dare il mio massimo. Vorrei poter uscire dall’UTMB pensando: “ho dato tutto quello che avevo e non c’è davvero molto margine di miglioramento”.Sono partito per UTMB sia nel 2011 che nel 2014, e mi sono ritirato entrambe le volte.
Lo farò di nuovo quest’anno, quindi spero davvero di riuscire a fare una gara solida, di correre in modo intelligente (specialmente all’inizio) e tenere un ritmo costante.
E sinceramente penso che se riesco nei miei intenti, potrei anche finire bene… ma non si sa mai.
Vorrei davvero correre bene a UTMB, è un percorso bellissimo ed è molto, molto importante nel contesto della cultura di questo sport, e questo per me significa tanto.Hardrock, ovviamente, è un’altra gara davvero importante per me.
Sono partito 4 volte e ho finito 3 volte. La mia ultima partecipazione è stata nel 2022 ed è andata bene visto che ho chiuso in 23 ore e sono arrivato terzo dietro a Kilian e François.Ma la cosa divertente è che questo mi riporta alla classica domanda: qual è il meglio che posso fare? Beh, ho corso quello che oggettivamente è un gran tempo, sono stato abbastanza costante per tutta la giornata e sono uscito da quella gara orgoglioso di ciò che avevo fatto, ma nelle settimane e nei mesi successivi, ho continuato a pensare “sì, ok, ma avrei potuto migliorare questo, e questo, e quest’altro.”
Insomma non importa quanto bene faccia in una gara, ci sarà sempre una parte di me che vuole analizzare tutto, smontarlo pezzo per pezzo, imparare e migliorare.
Quindi mi piacerebbe tornare a Hardrock un giorno e vedere se riesco a mettere insieme una gara ancora migliore (ma diciamo che a UTMB ho molto più margine di miglioramento).E per chiudere ci sarebbe anche Western States. È una classica, ed è una bella gara anche se il percorso mi ispira meno. Ci sono andato negli ultimi due anni e ho preso dei gran calci in culo4, quindi vorrei tornarci e fare meglio.
Forse dovrei semplicemente cercare di correre senza cercare di vincere. Penso che potrei arrivare in top 10, se solo non facessi l’idiota.
Uno potrebbe pensare che dopo tutto questo tempo dovrei essere più bravo a gestire queste cose… ma spesso non so nemmeno io cosa sto facendo.
E anche questo, alla fine, fa parte del divertimento.
C’è anche una domanda extra che ho fatto a Dakota riguardo alla nutrizione e come si è evoluta negli anni, ma la teniamo per una puntata di B-Side.
Nel frattempo ringraziamo Dakota per essersi prestato o semplicemente per non avere avuto il coraggio di dirci di no 😄.
Quello che è successo in aprile
Normalmente farei sezioni separate per ogni contenuto che abbiamo buttato fuori, ma in aprile mi sembra di aver lavorato su di un qualche contenuto di Buckled ogni singolo giorno del mese (editing, registrazione, pre-produzione, studio…conta tutto) e non voglio che questo mailing venga riesumato nel 2450 e inglobato come uno degli scritti dell’*ancora più nuovo* testamento, quindi per una volta andremo via un po’ più spediti.
Cominciamo con The Long Run? Ovviamente. Il mese comincia sempre con la nostra testa di serie. Nella puntata di marzo io e Marcello parliamo della nostra esperienza a Chianti5 e nella parte centrale dell’episodio andiamo a vedere chi è stato particolarmente bravo a Big Alta, Way To Cool, Behind the Rocks Ultra, Chuckanut, Mesquite Canyon, Run Through Time Trail Marathon, Nine Trails 35 Mile Endurance Run e Crown King Scramble.
Nella parte finale un po’ di news, un nuovo FKT (che non lo è veramente) e Tommaso nella sua nuova veste di agitatore delle folle (argomento del mese: Vibram).
Andando avanti in ordine cronologico la seconda puntata pubblicata è stata B-Side, nella sua tradizionale versione di first-look delle novità del 2025 in fatto di scarpe.
Trovate la puntata in versione video su YouTube e audio+video su Spotify6.
Tra l’altro se volete fare un’opera di bene potete cliccare su SUBSCRIBE al canale YouTube di Buckled. Tommaso mi ha confidato che uno dei suoi sogni più grandi è quello di raggiungere i 1000 follower e io gli ho promesso di non rivelare a nessuno questa sua confidenza.
[vi avviso che il link è un’infamata perché vi fa il subscribe al canale se cliccato — mi vergogno così tanto che ve lo scrivo qui e non nelle note]
Next-up: Out & Back Canyons by UTMB! Preview registrata con Francesco Puppi, ospite d’eccezione perchè sarà in partenza per la gara tra pochi minuti7.
Stiamo provando a registrare le preview un po’ prima del solito in modo da andare online almeno una settimana prima della gara. Non sempre è fattibile (a volte le liste partenti non sono disponibili), non sempre è sensato (gli atleti si tolgono a ridosso della gara8 e noi sembriamo cretini a parlare di qualcuno che non parte) ma è qualcosa che ci piacerebbe continuare a fare.
Canyons oltre a essere il secondo appuntamento della Buckled Fantasy Trail Cup (nome inventato adesso e che non verrà mai più utilizzato) è una di quelle gare di cui abbiamo sempre fatto coverage (preview, live, recap, you name it) da quando Buckled è iniziato. Insomma è una gara a cui teniamo particolarmente.
🌵→☁️ di questo mese ci ha portato per la prima volta in Arizona. Fa quasi strano dirlo, no? Abbiamo iniziato Cactus to Clouds in settembre e non avevamo ancora preso in considerazione uno degli stati che forse se la gioca con la California per le nostre gare preferite.
Resta il fatto che -come dicevamo in puntata- stiamo anche facendo un gioco di incastri nella scelta delle gare: niente stessi organizzatori back to back, proviamo a evitare gare troppo vicine a livello di geografia, vogliamo evitare cose di cui potremmo parlare su Out & Back, etc.. insomma viviamo di paletti con questo progetto.
Ma senza dilungarci: la gara di questo mese è Zane Grey e il personaggio è il perfetto follow-up dell’intervista a Dakota perchè abbiamo parlato di Kyle Skaggs. Altro punto alto dell’episodio? L’ormai immancabile lezione di storia e geografia.
Posso sbilanciarmi? Credo sia la nostra miglior puntata di Cactus to Clouds.
Ecco, l’ho detto…forse ce la giochiamo con quella del mese scorso su Behind the Rocks.
Trovate la puntata di Cactus to Clouds su Patreon. E se volete sempre su Patreon abbiamo reso ascoltabile per tutti anche la prima puntata di C2C dedicata a Pine to Palm (vi basta fare un account gratuito) .
Perfettamente in scaletta con quello che avevamo progettato a inizio anno, la fine di questo aprile ha visto anche la pubblicazione del secondo episodio di Season Ticket con Martina Valmassoi.
In puntata parliamo delle ultime settimane che Martina ha passato negli states tra Salt Lake City e Las Vegas, parliamo di Pierra-Menta con Katie Schide, di Chianti e del suo lavoro da commentatrice, del camp Salomon in Corsica e di chi ha visto particolarmente in forma e ovviamente di come procedono i suoi allenamenti in ottica Transvulcania.
Finale di puntata che si chiude su di una procedura medica. Non vi dico di più e vi lascio andare ad ascoltare.
Prossimo appuntamento con Martina: giugno!
Uno speciale di B-Side su Prodigio Pro
Come dite? Avevo detto che non avrei fatto nuove sezioni per le nostre puntate all’interno di questo Sneak Peak? Beh, ho mentito, fatevene una ragione.
Questo mese per i fan di B-Side9 è stato un buon mese. Oltre alla puntata di first-look accennata poco fa abbiamo avuto l’occasione di lavorare in maniera estensiva a un prodotto di cui parlavamo già da mesi: La Sportiva Prodigio Pro.
Per il lancio di questa nuova iterazione della famiglia di Prodigio abbiamo realizzato due differenti contenuti.
Prima una puntata audio con interviste a Tobias Gramajo (product manager del segmento mountain running e mountain hiking) e Nadir Maguet (uno degli atleti di punta in casa La Sportiva) in modo da avere due punti di vista differenti su quello che è stata la creazione e lo sviluppo di questa nuova scarpa.
Poi una puntata di Sole Survivors con la nostra review post-test che potete vedere su YouTube (verrà caricata su Spotify tra qualche giorno). Video registrato con l’ormai classica (?) modalità a doppia camera con visione d’insieme e dettaglio sulla scarpa (cosa che mi sogno anche di notte nei miei incubi).
I nostri partner
Chi volesse avere uno sconto di 20% sull’intero catalogo di Wild Tee si può unire alla nostra grande famiglia su Patreon. Wild Tee ha appena rinnovato l’intero catalogo uomo e donna aggiungendo un bel blocco di prodotti. Andate sul loro sito a dare un occhio!
Per chi invece volesse provare i prodotti Näak il codice per avere un 15% di sconto è: BUCKLED (aperto a tutti). Vi ricordo che questo è un buon mese per avere un 15% di sconto sui prodotti di Naak, visto che è uscita finalmente la loro linea high-carb chiamata Boost Energy.
Quello che succederà in maggio
Meno. Ecco cosa succederà in maggio. Non è umanamente possibile per noi fare questo quantitativo di contenuti e mantenere il nostro lavoro reale. Quindi: arriverà ovviamente una nuova puntata di The Long Run, ci sarà il debutto di B-Side the Rotation, arriverà una mailbag dedicata ai materiali su Patreon, una nuova puntata di Sole Survivors con Hoka Mafate X come protagonista e per chiudere (?) Cactus to Clouds.
Per essere poco mi sembra tanto, ma vediamo come gira il mese.
Extra
(1) È stata pubblicata l’intervista che abbiamo fatto su Run Within, il podcast di Introspective Running. Ve lo diciamo subito: è poco introspective (Tommy Meneghin, perdonaci) e ci focalizziamo completamente su quella che è stata la nascita e lo sviluppo di Buckled. La potete ascoltare qui dal 30 aprile.
(2) È vero, mancano ancora 50 giorni, ma ve lo dico ora così avete tempo in abbondanza per organizzarvi e raggiungerci a Cortina giovedì 25 giugno alle 15:30, dove faremo la preview di Lavaredo dal vivo (!!!). Vi dirò di più il mese prossimo, ma perlomeno potete metterlo in calendario. Sarà registrata? No. Chi c’è, c’è.
See you in Cortina!
(3) Ho finalmente deciso di ammazzare l’orrenda chat di Patreon e ho spostato la community su Discord, e sapete cosa? Sta funzionando.
Ho messo tutto su Discord per poter creare dei sottocanali dedicati a videogiochi e sport americani? Chi può dirlo10!
Sigla!
faccio riferimento a questo video? forse 🥲;
vi vedo che vi state chiedendo se questo format aveva un nome. Posso essere sincero? Penso di sì ma in questo momento non ricordo quale…chiederò alla memoria storica di Buckled, Marcello;
qui immaginate la difficoltà di Dakota che mi dice tutto questo via audio e gli tocca fare la conversione miglia→chilometri al momento…e sapete cosa? sono esattamente 24km, bravo Dakota;
giuro che ha detto esattamente questo;
ma veramente Chianti era solo il mese scorso? non sono passati 3 anni?
non che non ci sia l’audio su YouTube, ma a meno di non avere un abbonamento premium (di YT, non nostro) non potete ascoltare l’audio dei video a telefono spento;
ho spoilerato la data di scrittura di questa mailing? yep;
o quelli che si mettono, come Zach Miller. Fortunatamente (per la nostra reputazione) poi lui si è auto eliminato e ha deciso di non partire;
tra cui me e Tommaso, detentori delle tessere #01 e #02 di “B-Siders — fan club ufficiale”;
io. Io posso dirlo. La risposta è “si”.
Follia vera questo format!
Contenuti di una qualità infinita, se riuscite ad essere costanti vengo a fare uno stage da voi.
Stima a mille come sempre 👏
Commento alla nota 4. Siete proprio sicuri che quello che vi ha detto in inglese non si traduca con "Lopez sui denti"? ;)